Banca Centrale Europea, analisti divisi sull’esito del meeting di settembre

mario draghi bce

Gli analisti di mercato sono sempre più divisi su cosa aspettarsi dalla Banca Centrale Europea (BCE) nella riunione di settembre, in programma giovedì, uno delle ultime con Mario Draghi presidente. Una varietà di opinioni che si è accentuata dopo che i funzionari dell’istituto monetario di Francoforte hanno minimizzato le aspettative su una possibile realizzazione di un immediato e sostanziale quantitative easing (QE).

Le dichiarazioni dei membri della BCE

Ricordiamo che nel mese di giugno, il presidente della BCE Mario Draghi aveva confermato che l’Eurotower stesse valutando diverse misure per rilanciare l’economia dell’area euro, a causa della persistente bassa inflazione e della crescita economica troppo lenta. Tra le armi a disposizione della BCE, i tagli dei tassi, un tasso di deposito ancora più negativo e la ripresa degli acquisti di asset, il quantitative easing.

Tuttavia, negli ultimi giorni i funzionari della BCE sembrano aver smorzato le speranze di un sostanziale pacchetto di stimolo monetario deliberato già in settimana, con il presidente della Banca Centrale Francese Francois Villeroy de Galhau, e il presidente della Banca Centrale Estone Madis Muller, che hanno messo in dubbio l’entità dell’intervento. A queste voci si è poi aggiunta quella di Sabine Lautenschlager, membro del comitato esecutivo della BCE, di Klaas Knot, presidente della Banca Centrale Olandese, e del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che hanno segnalato scetticismo sul rilancio del QE.

Un cambio di tono che preoccupa

Questa rapida inversione di opinione da parte di molti membri del board dell’Eurotower ha colto di sorpresa diversi analisti. CNBC ricorda come Shweta Singh, amministratore delegato di TS Lombard, abbia affermato in una nota che il cambiamento nelle comunicazioni della BCE è stato “sconcertante”.

Singh ha affermato che c’è “poco spazio per l’ottimismo sulle prospettive economiche“, in un contesto in cui l’economia italiana è in stagnazione e la Germania, la più grande economia dell’area dell’euro, è in contrazione. “L’industria manifatturiera rimane in stagnazione e la debolezza si sta diffondendo abbastanza rapidamente al settore dei servizi. Le imprese stanno rivedendo al ribasso i loro piani di assunzione e di espansione, citando la debolezza della domanda come un vincolo chiave per la produzione”, ha detto Singh.

L’esperto ha anche sottolineato che la combinazione di un nuovo ciclo di dazi nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, un dollaro forte che pesa sulle condizioni di finanziamento globale e che riduce la domanda di esportazioni dell’area dell’euro, e il caos su Brexit, costituisce uno scenario sempre più preoccupante per l’economia dell’eurozona, e che senza un grande sostegno da parte delle politiche fiscali, la BCE dovrà fare un grande sforzo per risollevare le sorti del Continente, anche se l’efficacia di un nuovo ciclo di stimoli dipenderà dalla forma che assumerà.

Cosa farà la BCE, e con quali effetti

Singh, alla CNBC, ha poi dichiarato che “i benefici marginali del taglio dei tassi già negativi sono limitati nel migliore dei casi, anche se una tale mossa è accompagnata da un nuovo ciclo di operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTROs) più economiche e da un tiering dei tassi di deposito”.

Il manager ha altresì aggiunto che, d’altra parte, un secondo ciclo di quantitative easing da parte della BCE potrebbe fornire un impulso più significativo alle condizioni monetarie e di finanziamento. Tuttavia, ciò avrebbe comunque un impatto più mite rispetto al primo trimestre, quando “i costi di finanziamento erano più elevati, la frammentazione nell’area dell’euro era più grave e i rischi interni erano molto maggiori”.

Per ciò che attiene la quantificazione del QE2, il suo valore potrebbe essere di circa un terzo dei 2.6 trilioni di euro iniettati nel QE1. Tuttavia, hanno previsto che se la BCE dovesse allentare alcuni dei vincoli che si è imposta sugli acquisti di attività, come l’innalzamento dei limiti degli emittenti dal 33% al 50%, potrebbe acquistare fino a 1.500 miliardi di euro di debito pubblico, sovranazionale e non bancario del settore privato.

Ma sarà sufficiente? Secondo l’economista europeo senior di Pictet Frederik Ducrozet, affinché la BCE possa colmare un gap di inflazione dello 0,5%, sarebbero necessari almeno 600 miliardi di euro di QE2.

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