Semi recessione: che cosa significa?

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Gli investitori e gli economisti stanno cercando di comprendere quando il ciclo mondiale entrerà in recessione e, in attesa, valutano con alterne soddisfazioni i dati economici, forti o deboli, che sono in corso di pubblicazione e che rendono sempre più confusa la reale situazione internazionale.

Insomma, non ci troviamo in una condizione di recessione, ma non siamo nemmeno nella condizione più florida. Per Credit Suisse, che ha analizzato la recente serie di dati di produzione piuttosto deboli, alternati però da dati economici a volte piuttosto solidi, l’economia globale si troverebbero in un terreno intermedio, una sorta di semi-recessione.

“Mentre gli investitori discutono se stiamo entrando in recessione, crediamo in realtà che il contesto sia meglio descrivibile come una “semi recessione”, ha dichiarato poche ore fa in una nota ai clienti il Chief U.S. Equity Strategist Jonathan Golub, di Credit Suisse.

Vediamo sempre più spesso grossi istituti finanziari che cominciano a spostare i propri asset in criptovalute, o acquistando materie prime, segno che la diversificazione sta diventando uno dei capisaldi della nostra epoca finanziaria. Ma gli impatti più grandi, si hanno in quei settori che fino ad oggi pensavamo immuni o per i quali, comunque, pensavamo di prevedere gli affetti.

Come intervenire?

Difficile, d’altronde, cercare di capire come si sta evolvendo l’economia globale. L’indicatore del settore manifatturiero statunitense ha mostrato la lettura più bassa da più di un decennio a questa parte nel mese di settembre, quando le esportazioni sono diminuite strette nel bel mezzo di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. L’indice ISM U.S. manufacturing purchasing managers è stato pari a 47,8 a settembre, per il valore più basso da giugno 2009. Qualsiasi lettura al di sotto dei 50, ricordiamo, indica una contrazione.

Nel frattempo, la produzione industriale ha subito una decelerazione piuttosto forte, nonostante una lettura positiva in agosto. L’industria manifatturiera, che rappresenta circa l’11% dell’economia statunitense, è stata colpita duramente dalla guerra commerciale in corso con la Cina e dal rallentamento della crescita economica globale. L’aumento dello 0,6% della produzione industriale in agosto è stato tuttavia il più grande aumento della produzione industriale da agosto 2018 e ha seguito un calo dello 0,1% in luglio, secondo gli ultimi aggiornamenti forniti dalla Federal Reserve.

Cosa ci aspetta?

Accanto alla debolezza dei dati di produzione, la curva dei rendimenti è invertita sul breve termine, il che significa che i buoni del Tesoro a 10 anni hanno un rendimento inferiore a quello dei buoni del Tesoro a 3 mesi. Questo fenomeno del mercato obbligazionario è considerato un segnale di recessione in arrivo, sebbene tale approdo non dovrebbe essere imminente.

“I rischi di recessione sono chiaramente in aumento”, ha dichiarato Golub. “In assenza di una riaccelerazione dei dati ciclici, il rialzo delle azioni appare limitato”, ha poi proseguito. Per essere onesti, ha però specificato, “gli indicatori di recessione pur indeboliti ma non indicano una recessione su larga scala”.

I dati deboli sono infatti compensati da un mercato del lavoro forte, ha detto Golub. Il report sui posti di lavoro di settembre, che dovrebbe essere pubblicato a breve, dovrebbe mostrare 148.000 nuovi salari e le richieste di risarcimento dei disoccupati continuano a diminuire. Golub ha infine concluso affermando che l’inflazione, i dati sull’occupazione e la performance del credito sono tutti ancora espansionistici per l’economia, mentre i dati sulle attività immobiliari sono neutrali.

Non resta dunque che continuare a monitorare la situazione, cercando di non farsi cogliere impreparti, adottando soluzioni intelligenti per diversificare risparmi ed investimenti in tutta sicurezza.

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