Brexit, Accordo Raggiunto: Puntare o no Sulla Sterlina?
Il nuovo accordo sulla Brexit raggiunto dal primo ministro britannico Boris Johnson porterà l’atteso sollievo alla sterlina e all’economia britannica?
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Brexit, solo una boccata d’ossigeno momentanea?
In realtà, sono tantissimi gli analisti che ritengono che l’accordo Brexit raggiunto da Johnson possa avere un impatto peggiore sull’economia britannica rispetto all’accordo negoziato dal suo predecessore Theresa May.
Come ricordava qualche giorno fa il quotidiano britannico The Guardian, infatti, l‘analisi economica a lungo termine del governo sulla possibile uscita, pubblicata nel novembre 2018, identifica uno scenario potenziale simile a quello di Johnson, che costerebbe al Regno Unito il 6,7% del suo PIL, o 130 miliardi di sterlina di mancata crescita entro il 2034.
Pro capite, significa che i britannici saranno 2.250 sterline più poveri tra 15 anni. Le stesse cifre del dipartimento governativo per l’uscita dall’Unione Europea (DExEU) suggeriscono che l’accordo di Theresa May avrebbe tagliato il 2,1% del reddito nazionale totale del Regno Unito nello stesso periodo.
Ad ogni modo, dalle parti dell’esecutivo respingono ogni visione negativa, affermando che per il momento i negoziati si sono concentrati sull’accordo di recesso piuttosto che sui futuri accordi commerciali, la cui natura specifica sarà soggetta all’esito della prossima fase negoziale.
Dunque, sarebbe semplicemente troppo presto, per il governo, effettuare simili stime.
Lo studio UK in a Changing Europe
Non possiamo tuttavia non citare il fatto che un recente studio del gruppo di ricerca indipendente The U.K. in a Changing Europe abbia rilevato che l’accordo proposto da Johnson ridurrebbe il PIL pro capite del 6,4%, e dunque in una misura superiore al 4,9% stimato nell’accordo di Theresa May, ma comunque non così pesantemente come quell’8,1% che il Regno Unito avrebbe perso in caso di abbandono dall’UE senza accordo commerciale, e dunque con ritorno alle condizioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio nei propri rapporti con i partner del vecchio Continente.
In particolare, afferma il dossier, la proposta di Johnson prevede una riduzione del PIL pro capite del Regno Unito nell’arco di 10 anni tra il 2,3% e il 7%, dal migliore al peggiore dei casi, rispetto alla permanenza nell’UE. L’intervallo delle perdite derivanti dall’accordo di maggio è stato stimato tra l’1,9% e il 5,5%, mentre la mancata conclusione di un accordo avrebbe comportato una riduzione del PIL tra il 3,5% e l’8,7% nello stesso periodo.
L’accordo riveduto vedrebbe l’Irlanda del Nord entrare a far parte del territorio doganale del Regno Unito piuttosto che nell’area doganale dell’UE, ma dovrà comunque rispettare alcune norme UE, anche in materia di prodotti agricoli e merci. La principale fonte della variazione economica tra l’accordo di maggio e quello di Johnson, secondo i ricercatori, è che la Gran Bretagna non avrà un’unione doganale con l’UE, accordi di “level playing field” e un accordo di libero scambio più limitato, se non addirittura inesistente.
Scenari Futuri
“I nostri risultati suggeriscono che l’impatto economico delle proposte di Johnson è sostanzialmente negativo rispetto allo status quo dell’adesione all’UE. Abbiamo modellato quattro scenari basati su ipotetiche politiche migratorie liberali e restrittive, con e senza adeguamento della produttività“, ha scritto Anand Menon, King’s College London Professor of European Politics and Foreign Affairs, che ha guidato il team di ricerca.
Lo scenario più ottimistico, che non prevede alcun effetto sulla produttività e un approccio “relativamente liberale” alla migrazione, prevede che il reddito pro capite diminuirà del 2,3% a lungo termine, mentre una politica migratoria più restrittiva dell’UE aumenterà la cifra al 2,7%.
“Le previsioni forniscono un’indicazione dell’entità dell’impatto delle proposte di Johnson. Il nostro punto di vista principale è che le sue proposte si collocano a metà strada tra l’accordo di May e lo scenario dell’OMC in termini di impatto economico negativo. L’impatto sul reddito pro capite è negativo in tutti gli scenari, ma le proposte del signor Johnson sarebbero più dannose dell’accordo di May“, conclude la relazione.
Come Investire Sulla Sterlina
Insomma, ancora molta incertezza ruota intorno alla Brexit e, dunque, la sterlina non dovrebbe beneficiarne in maniera considerevole, essendo invece piuttosto probabile uno scenario di volatilità per i cambi che la vedranno come co-protagonista.
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