Cos’è il Quantitative Easing?
Negli scorsi giorni la Banca Centrale Europea ha disciplinato una nuova ondata di quantitative easing, a partire dal prossimo mese di novembre. Ma che cos’è il quantitative easing? E come funziona?
Come Funziona il Quantitative Easing?
In estrema sintesi, il quantitative easing è un’iniziativa attraverso la quale la Banca Centrale Europa acquista delle attività finanziarie, di solito Titoli di Stato, con proprio denaro. In altri termini, il capitale dell’istituto viene usato per acquistare obbligazioni (generalmente, governative) da investitori come banche o fondi pensione, aumentando di conseguenza la quantità complessiva di fondi che sono utilizzabili dal sistema finanziario.
Come effetto conseguente, rendere più denaro disponibile dovrebbe incoraggiare le istituzioni finanziarie a prestare più soldi, più facilmente e alle migliori condizioni, a imprese e a privati.
Quali Sono i Rischi del Quantitative Easing?
Fin qui, i punti a “favore” del quantitative easing. C’è tuttavia un pericolo principale, che i policy maker tengono naturalmente in debita considerazione: il rischio maggiore del QE è che pompare troppo denaro nell’economia possa in ultima analisi portare a un problema di eccessiva inflazione.
Certo è che quando l’inflazione è prossima allo zero, o è ben distante dal target della BCE (prossimo al 2%), una maggiore pressione rialzista dei prezzi può essere considerata una buona cosa. Tuttavia, nel lungo periodo c’è il concreto pericolo che possa creare troppa inflazione, il cui controllo potrebbe poi essere particolarmente arduo.
Quanto è Frequente il Quantitative Easing?
Anche se si parla di quantitative easing con particolare riferimento per le mosse della Banca Centrale Europea, in realtà si tratta di un’iniziativa abbastanza comune in tutte le banche centrali, in tempi di crisi.
Per esempio, non tutti rammentano che sia la Banca d’Inghilterra che la Federal Reserve statunitense si sono imbarcati nel QE sulla scia della crisi finanziaria del 2008, al fine di stimolare la crescita economica, con un impatto evidente su tutti gli indici di borsa Usa. Così, tra il 2008 e il 2015 la Federal Reserve ha acquistato in totale obbligazioni per un valore di oltre 3,7 trilioni di dollari.
Il Regno Unito ha impiegato 375 miliardi di sterline di nuova moneta nel suo programma QE tra il 2009 e il 2012. Successivamente, nell’agosto 2016 la Banca d’Inghilterra ha dichiarato che avrebbe acquistato 60 miliardi di sterline di titoli di Stato britannici e 10 miliardi di obbligazioni societarie, a causa dell’incertezza determinata da Brexit.
Tornando all’area euro, qui la BCE ha avviato il suo programma di QE nel gennaio 2015 pompando nell’economia centinaia di miliardi di euro. Dopo l’esaurimento a inizio anno, le difficoltà congiunturali hanno indotto la Banca a riavviare il programma, con un “moderato” contributo di 20 miliardi di euro al mese, a partire dal prossimo mese di novembre.
Ad avere il primato sull’uso del QE è comunque la Banca del Giappone, che lo ha impiegato negli anni ’90, al fine di arrestare un periodo di deflazione dopo le turbolenze finanziarie degli anni Novanta. C’è tuttavia, ancora oggi, un profondo disaccordo sul fatto che l’iniziativa abbia avuto l’effetto di stimolare l’economia giapponese.
Il Quantitative Easing è Efficiente?
Insomma, possiamo dire che il quantitative easing funziona?
Difficile affermarlo con certezza, tanto che il suo effetto è fortemente contestato e difficile da misurare. Per esempio, dopo il QE nordamericano, l’economia statunitense si è effettivamente stabilizzata e la disoccupazione è diminuita costantemente.
Anche in Europa è noto che il QE abbia contribuito a un vasto allentamento delle condizioni finanziarie, a una ripresa delle aspettative di inflazione e a condizioni di prestito più favorevoli per le imprese e le famiglie.
Tuttavia, quando si parla dei vantaggi del quantitative easing, bisogna sempre cercare di mantenere l’attenzione anche sui punti di pericolo, di cui in parte abbiamo già detto. I QE sopra accennati hanno infatti spinto al rialzo il prezzo di mercato dei titoli di Stato e ne ha ridotto il rendimento, ovvero il tasso di interesse che viene pagato agli investitori. Inoltre, se i tassi di interesse di mercato sono più bassi, ciò deprime il valore di una valuta, che diventa meno attraente per gli investitori stranieri.
Per ogni operatore di Forex, è importante rimanere aggiornato e prendere confidenza con i termini più comuni in ambito finanziario. Approfondiremo altri concetti in seguito, non ti resta che continuare a seguirci!
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