Morte di Qassem Soleimani: le Reazioni sul Mercato Petrolifero

morte di Qassem Soleimani

L’assassinio da parte degli Stati Uniti di uno dei più potenti generali iraniani, Qassem Soleimani, ha fatto in modo che l’industria petrolifera si preparasse a qualcosa che temeva da tempo: un possibile confronto militare diretto tra i due avversari.

Nelle ore in cui il presidente Donald Trump ha ordinato l’uccisione (all’aeroporto di Baghdad) di Qassem Soleimani, che guidava la forza iraniana dei Quds, il valore del petrolio ha cominciato a crescere.

Mentre i lavoratori americani hanno iniziato a ritirarsi dai campi iracheni, chi opera sul petrolio non ha perso tempo per posizionarsi a prezzi ancora più alti.

Morte di Qassem Soleimani: Motivazioni

“Dovremmo essere tutti pronti a una risposta feroce”, ha dichiarato Helima Croft, capo stratega delle materie prime presso RBC Capital Markets. “Il palcoscenico è pronto per una spirale di ritorsione che potrebbe tenere i mercati al limite per tutto il 2020.”

Le crescenti tensioni tra l’Iran e gli Stati Uniti hanno già causato interruzioni senza precedenti nei mercati petroliferi, ma finora sempre con vita breve.

Lo scorso anno Washington ha incolpato Teheran per gli attacchi di sabotaggio contro una super cisterna saudita, minacciando ulteriori sanzioni.

Un attacco missilistico e di droni contro l’impianto di trasformazione del greggio Abqaiq dell’Arabia Saudita a settembre, provocò il più grande blocco di approvvigionamento singolo nella storia del settore.

Un’escalation nei combattimenti diretti tra le forze statunitensi e iraniane, nella più importante regione produttrice di petrolio al mondo, avrebbe conseguenze durature per l’economia globale e, di conseguenza, anche per chi fa trading sul petrolio.

Morte di Qassem Soleimani: Conseguenze

Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha denunciato l’attacco su Twitter come “un atto di terrorismo internazionale”. Il leader supremo del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha minacciato “gravi ritorsioni”.

La leadership iraniana sta segnalando che probabilmente prenderà di mira installazioni e basi militari statunitensi in Medio Oriente e mobiliterà la sua rete di milizie in tutta la regione, ma non sono certe le tempistiche.

Un funzionario ha detto all’emittente di stato che circa 36 basi e strutture militari statunitensi sono alla portata delle forze di difesa dell’Iran, con la più vicina in Bahrein.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha emesso una direttiva che esortava i cittadini americani a lasciare immediatamente l’Iraq a causa della minaccia.

L’Iraq è il secondo più grande produttore dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), pompando 4.65 milioni di barili al giorno il mese scorso.

I vicini immediati della regione – Arabia Saudita, Kuwait e Iran – producono insieme circa 15 milioni di barili al giorno.

La maggior parte delle loro esportazioni lascia il Golfo Persico attraverso lo stretto di Hormuz, una stretta via navigabile che l’Iran ha ripetutamente minacciato di chiudere in caso di guerra.

Effetti sui Prezzi del Petrolio

Al di là dell’innalzamento iniziale del 4,8 per cento del prezzo del petrolio, sui principali indici USA, c’erano già altri segnali sul mercato che inducevano a prevedere ulteriori sbalzi.

La volatilità è salita ai massimi livelli in un mese ed anche il costo dei derivati assicurati, contro i picchi di prezzo, è aumentato notevolmente.

Possibili ritorsioni potrebbero includere attacchi mirati alle strutture petrolifere nell’area, attacchi ad oleodotti o flussi di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz, affermano gli analisti di Citigroup Inc., in un rapporto.

“Prevediamo che ci saranno ritorsioni nella regione, molto probabilmente in Iraq”, hanno detto gli analisti di ESAI Energy LLC in un rapporto. “Ciò potrebbe avere un impatto significativo sui prezzi del greggio”.

Obiettivi Sensibili

I campi petroliferi iracheni funzionano normalmente, ha detto il ministro del petrolio Thamir Ghadhban, mentre a quattro cittadini statunitensi, che lavorano in un progetto gestito da Exxon Mobil Corp. è stato chiesto di andarsene, ha sempre detto il ministro.

“Stiamo monitorando attentamente la situazione in Iraq”, ha detto ExxonMobil in una dichiarazione. La società ha affermato di avere “programmi e misure in atto per fornire sicurezza per proteggere personale, operazioni e strutture”.

Anche Eni SpA, che gestisce il campo iracheno di Zubair, ha dichiarato di monitorare la situazione, mentre BP Plc e Royal Dutch Shell Plc non hanno rilasciato dichiarazioni.

Le compagnie internazionali hanno motivo di essere caute poiché i delegati iraniani hanno ripetutamente dimostrato la loro capacità di colpire obiettivi in ​​Iraq.

L’ultima escalation di tensioni è arrivata dopo un attacco missilistico su una base militare alla fine del mese scorso, che ha ucciso un appaltatore americano e ferito diversi militari statunitensi e iracheni.

Conclusione

Non c’è dubbio che le possibili ripercussioni, per chi fa trading sul petrolio, potrebbero essere concrete, ma è anche vero che lanciarsi in previsioni troppo sbilanciate potrebbe portare a scelte errate.

Se la morte di Qassem Soleimani porterà all’aumento dei prezzi del petrolio, in modo incontrollato, lo scopriremo nei prossimi mesi.

Non resta che rimanere aggiornati, studiando con attenzione il mercato del greggio per integrare le notizie di trading nelle strategie di investimento.

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